Chiudi

La tradizione liberale in America. Interpretazione del pensiero politico americano dopo la rivoluzione

[The Liberal Tradition in America. An Interpretation of American Political thought since the Revolution], traduzione di di Gianna Tornabuoni


Milano, Feltrinelli, 1960, I fatti e le idee, 21
cm 22.5x14.5, pp. 304-(4), tela, sovracoperta illustrata, acetato
Unica edizione italiana. Ottima copia >>>

€ 35
Indice

Prefazione all'edizione italiana  pagina 7
Prefazione  9

Parte prima: Il feudalesimo e l'esperienza americana
I. Il concetto di società liberale  13


1. America e Europa — 2. namica di una società liberale — 4. Il problema del fattore unico — 5. Implicazioni per l'Europa — 6. La storiografia progressista


Parte seconda: Rivoluzione in un Nuovo Mondo
II. Le prospettive del 1776  43


1. L'ebraismo: il popolo eletto — 2. Utopia, potere e senso del tempo — 3. La mentalità di un ceto medio vittorioso — 4. La evasione dalla lotta europea

III. La "rivoluzione sociale" dell'America  72


1. Panorama del confitto interno — 2. Relitti feudali, liberalismo democratico, e il problema di Daniel Shays — 3. Il mondo fantomatico dei federalisti


Parte terza: Nascita della democrazia
IV. Il dilemma whig  93


1. La democrazia di Jackson, la Rivoluzione di luglio e il primo Reform Act — 2. L'atrofia del progressismo whig — 3. La ricerca di un ancora aristocratica — 4. L'attacco contro il governo popolare — 5. Il capitalismo democratico

V. Il democratico americano: Ercole e Amleto  115


1. Miscuglio sociale e psicologia democratica — 2. "Aristocratico," agricoltore, operaio — 3. Paura individualista: il problema della maggioranza — 4. Avidità capitalistica: consapevolezza e bramosia — 5. Il problema dell'unanimità.


Parte quarta: Il sogno feudale del Sud
VI. L'illuminismo reazionario  143


1. La reazione conservatrice in una società liberale — 2. La Costituzione: Calhoun e Fitzhugh — 3. Razza, religione e l'ideale greco — 4. Oblio e sconfitta

VII. La crociata contro la "società libera"  171


1. Paternalismo feudale e scienza sociale — 2. Comte in America: la metafisica positivista — 3. Socialismo tory e impulso capitalista — 4. L'illuminismo reazionario, la whiggery e la teoria del capitalismo democratico


Parte quinta: Il mondo americano di Horatio Alger
VIII. La nuova whiggery: il capitalismo democratico  193


1. La "scoperta dell'America": fascino e terrore — 2. Aspro individualismo e potenza dello stato — 3. La teoria del successo e del fallimento — 4. Il problema del conformismo

IX. Progressisti e socialisti  215


1. La riforma liberale in America — 2, La tensione progressista — 3. Il socialismo nel deserto — 4. Il problema della analisi storica


Parte sesta: Crisi e apertura sul mondo
X. Il New Deal  243


1. Il trionfo e la trasformazione della riforma liberale — 2. Roosevelt in Europa — 3. La strategia di una whiggery sconfitta — 4. Il fallimento del marxismo

XI. L'America e il mondo  265


1. Politica estera e libertà interna — 2. Imperialismo: Bryan e gli espansionisti — 3. La prima Guerra Mondiale e il primo terrore rosso — 4. America e Russia


Note  289
Indice dei nomi  295

Qualcuno potrebbe definire la presente opera di Louis Hartz "storia di un fantasma in America," e se nella pittoresca definizione non si celasse nessun sottinteso ironico, essa potrebbe venire senz'altro accettata. Perché il panorama delle idee e teorie politiche dal Mayflower al New Deal tracciato dallo Hartz è condizionato nell'insieme e nei particolari dall'assenza di un fattore, il feudalesimo, che pure tanta parte ha avuto nella civiltà europea, anche quando fu negato e vi si contrappose il movimento liberale. Che il liberalismo americano abbia corso una sua carriera è stato capito e messo in chiaro da tutti: anche chi teneva a dargli una paternità europea (Locke, gli illuministi, Comte) doveva pur riconoscere che l'esperienza politica del nuovo mondo era stata unica ed originale. Si pensi, ad esempio, alla Costituzione, il primo splendido fiore del liberalismo americano e si ricordi l'acuto giudizio di Gladstone: "l'opera più straordinaria che sia mai improvvisamente sortita dal cervello umano." Tutta d'un pezzo. E continuava, Gladstone, contrapponendole la costituzione inglese, istituto flessibile, prodotto lentamente dall'evoluzione storica. Ammissioni in questo senso si rintracciano in tutti gli storici e politici che hanno scritto sulla nascita dell'americanismo, anche se poi raramente essi hanno cercato di scoprire, di là dal fatto, l'origine, cioè il motivo per cui il processo liberale, così contrastato ed agile in Europa, sia giunto in America a rapida maturazione e si sia concluso, si può dire, una volta per tutte.
Per lo Hartz, come si è detto, il liberalismo americano ha ricevuto l'impronta proprio dall'assenza di quella società feudale che nel vecchio mondo aveva travagliosamente partorito la civiltà moderna. Questo metodo di impostare la ricerca è, crediamo, una innovazione il cui merito va al nostro autore.

Finora la Dichiarazione del 1776 era stata rappresentata come una rivolta contro l'oppressione feudale del vecchio mondo, ma nessuno aveva mai pensato di decifrare la storia americana tenendone costantemente d'occhio l'origine. E poiché per lo Hartz "la causa nascosta nel pensiero socialista d'occidente va ricercata nell'etica feudale, ed essa genera Rousseau ed entrambi ispirano Marx, " il lettore capirà come egli possa sostenere che nell'ambito americano l'assenza del feudalesimo abbia causato e causi tuttora altre assenze ben più interessanti il mondo d'oggi: quella ad esempio di una tradizione socialista. Il liberalismo americano perciò, uscito catafratto dalla rivoluzione, fu costretto dalla propria origine a ripiegarsi su se medesimo, pietrificandosi rapidamente in tradizione. Conservazione e radicalismo, reazione e movimento progressista, sono per lo Hartz momenti diversi di un'unica mentalità liberale la quale si è ridotta all'inerzia, per mancanza di dialettica. Alla luce di questa tesi, l'autore porta avanti l'esame e la critica della cultura e della politica americana nei suoi atti e documenti più significativi, e prospetta alla fine dell'opera una soluzione che consenta agli Stati Uniti di uscire "definitivamente" dall'isolazionismo».

Chiudi